DREAMS MADE FLESH 2024

“l’insieme sembra assurdo, ma a modo suo compiuto.”

Si dice che gli organi interni non abbiano colore—essi lavorano al buio, e ciò che non riceve luce non ha colore; nel momento in cui un organo interno è colpito dalla luce, e lo vediamo, non è più interno, perché il corpo che lo accoglie è smembrato, aperto, forse in pericolo. Ciò che è all’interno non può essere visto senza perdere la sua interiorità, e quindi si rivela solo ad occhi chiusi: nel sonno, nel sogno, in anestesia, nel viaggio sciamanico fuori dal sé.

I lavori di Valeria inseguono le forme di entità inafferrabili che appaiono in sogno. Parla- no senza parole—senza bocca, spesso—del corpo intero visto da dentro, dell’oscurità della casa chiusa e sprangata durante la notte. Sono forme evidentemente biotiche, carne ed organi interni di una creatura fantastica e assente—uterini, acquatici, membra- nosi, sessuati a volte. Il loro viaggio nel mondo reale si compie attraverso una tradizio- ne artistica che si riappropria della sfera domestica come ambito creativo, impiegando oggetti di uso quotidiano. Nate da federe di cuscini che Valeria riempie, cuce a mano, dipinge e riarticola, queste creature sono fatte della materia che ci traghetta tra sonno e veglia e segnano, volatili, l’impossibile linea d’aria tra il dentro e il fuori. La colora- zione ad acquerello della stoffa gli conferisce un incarnato quasi antropomorfico, una superficie carezzevole e allo stesso tempo appartenente a profondità livide, vascolari.

Queste creature emergono anche dall’indicibile scarto tra la cura della quotidiani- tà e ciò che ogni giorno si versa, si macchia, trema, si irrita e infine grida. La loro grammatica è il punto che trafora e richiude, l’imbottitura che preme inesorabile sulla cucitura, il filo nero che penzola dal ricamo, l’orlo vivo del lembo dimenticato. Nel crearli, Valeria genera un’anomalia tenera e spaventosa, un Frankenstein al contrario: non un corpo intero ricomposto da arti ricuciti, ma organi sciolti che vivono misteriosa- mente tra gli umani, separati sia da un corpo di origine che da un corpo di destinazione.

Si tratta, infine, di forme che pongono domande, che si presentano sospese—né volatili né terragne, si dondolano tra vari mondi, istigatrici superstiti di un ammutinamento dall’or- dine delle cose, dalle gerarchie e funzioni di un organismo padre. Franz Kafka immaginò di avere in casa una creatura che ricorda quelle di Valeria, e si chiese inquieto: “Rotolerà forse un giorno per le scale tra i piedi dei miei figli e dei figli dei miei figli trascinandosi dietro i fili? Non fa male a nessuno, tuttavia il pensiero che possa sopravvivermi mi è quasi doloroso.”

Delia Casadei

 

∙ Il testo dell’epigrafe, come quello della citazione conclusiva, vengono dal famoso racconto di Franz Kafka “Il cruccio del padre di famiglia”, scritto tra il 1914 e il 1917 e pubblicato nel tedesco originale nel 1919.

 

Instagram

Exhibition: @_dreams_made_flesh_

Artist: @valeria_ferrari

Gallery: @clerviapadova27

Text: delia_casadei

Photo: helenio_barbetta

Playlist: @christian_sarti

 

Photographer:
Helenio Barbetta
Artist:
Valeria Ferrari
Location:
CLER Via Padova 27 - Milano
Soundtrack:
Playlist: Christian Sarti
Text:
Delia Casadei