Franca Sozzani, Il Capitano

Di Giovanni Gastel Junior

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Il suo sorriso si stagliava su qualunque stretta – o baciamano – le si potesse rivolgere. Bella, molto elegante, Franca Sozzani era raffinata ed essenziale. Nota e temuta per la sua autorevolezza, per la tenacia e per il rigore nel lavoro di giornalista ed editrice, fu direttrice di mille imprese legate alla moda e alla cultura. Nessuna maschera, nessuna paura: quando parlava lo faceva sempre guardando l’intervistatore, cercando le risposte nell’aria soprastante, muovendo le mani e incrociando le braccia, sinuosa, mai a disagio. La risoluta fermezza con cui si poneva di fronte al mondo rimane indice e metodo della sua forza. Franca Sozzani è stata un mentore protettivo con la tendenza al controllo totale, quasi napoleonico, durissima ma anche rispettosa, leale, possedeva molte marce da scegliere a seconda del percorso da affrontare. La sua carriera è stata lunghissima e avventurosa: si laurea alla Cattolica di Milano in lettere e filosofia, lavora per la rivista “Vogue Bambini” e nel 1980 diventa direttore responsabile di “Lei” e in seguito anche di “Per Lui”. È stata direttrice di Vogue Italia dal 1988, direttore responsabile di “L’Uomo Vogue”, poi direttore editoriale della casa editrice Condé Nast per l’Italia dal 1994.Dal 1992 è stata madrina e figura fondamentale di Convivio, la più importante mostra mercato di beneficenza organizzata in Italia a favore di Anlaids (Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS).

Il figlio Francesco Carrozzini, fotografo e regista, costruisce l’ultimo affresco visivo della vita di Franca, dirigendo il film documentario biografico, basato su di lei e sul rapporto tra loro. Basta guardare l’intervista in cui seduta con il figlio racconta della genesi del film: “Franca. Chaos and Creation” – il titolo parafrasa un disco di Paul McCartney del 2005 – per capire la sua personalità poliedrica, decisionista, risolutrice, veloce nel pensiero e nell’agire, amante delle case ma non dei gioielli. 

Franca Sozzani detestava i reality show chiamandoli sur-reali e semplicemente trovando una perdita di tempo il guardarli. Si impose una direzione da suggerire alla gente, spesso in contrasto con quelle mode dettate proprio dalla televisione spazzatura.In uno dei primi Vogue Uomo non scelse modelli, ma chiamò fuori dall’oscurità delle loro botteghe artisti veri. La sua creatività ha trovato spesso riscontro nel sociale, come per il numero speciale di Vogue “The Black Issue” del 2008 in cui appaiono solo modelle nere: verrà ristampato tre volte ed è un cult che indaga e condanna le meccaniche sociali perverse e razziste della moda. La si collega sempre – e per sempre – a Vogue Italia, di cui fu direttrice per 30 anni. Nei 78 minuti del documentario, il figlio Francesco La racconta senza i soliti filtri, applicando la sua personale metodologia cinematografica a un amore filiale difficile e complesso. In un’intervista “la Sozzani” – chiamata con l’articolo che precede il nome, alla milanese, vero e proprio marchio di fabbrica – dice di non aver mai accettato lo stile di vita prettamente borghese a cui era destinata per nascita. Il padre era ingegnere e la madre casalinga. Viaggiando giovanissima in India per recuperare un’identità nuova a cui iniziava a lavorare, la sicurezza di una vita strutturata con briglie morbide e mura conservatrici viene abbandonata per abbracciare lo straordinario, l’inatteso, il non conosciuto.

Lo fece scegliendo per sé la strada del lavoro, negli anni ottanta tutt’altro che consueto. Arrivarono proprio dall’ambito creativo le prime conferme della sua genialità. Conobbe in quel periodo i fotografi più talentuosi al mondo e li convogliò verso un universo di abiti completamente nuovi. Riorganizzò la versione italiana di Vogue, a cui aveva già dedicato la propria esistenza trasformandone la tipologia dei lettori: da addetti ai lavori a un pubblico vastissimo ed eterogeneo che tutt’oggi ne conferma il valore editoriale. Ha creato campagne pubblicitarie provocatorie invitando spesso alla riflessione su chirurgia estetica, droga, razzismo: aspetti fortemente legati al mondo della moda; ogni realizzazione del suo pensiero vive e gode di una bellezza imprescindibile e totale, sempre attuale. È Emanuele Farneti il direttore che prende in mano il fortunato ma durissimo lascito di Franca. Vogue è affidato a lui, il suo primo numero pubblicato nel febbraio 2017. Se paragoniamo il mondo della moda a un mare vasto, Franca Sozzani è stata molto più che un navigante: è stata il cartografo che ha tracciato la rotta e poi il comandante che l’ha percorsa. Franca ci abbandona a 66 anni. Fortunatamente per noi è vissuta durante l’epoca del web e dell’avvento del flusso di comunicazione massivo di oggi. Abbiamo tutte le edizioni da lei prodotte, il suo pensiero è raccolto da tanti media diversi, il suo lascito culturale e i suoi progetti pervadono totalmente quel mondo della moda che proprio grazie a lei esce dai confini stretti che appartenevano a cliché novecenteschi… Franca Sozzani l’ha ridefinito attraverso le sue brillanti e uniche intuizioni, portando il mondo del fashion su rotte meravigliose che collegano la moda alla cultura nelle accezioni più varie. Quei viaggi stupendi tra mari diversi e incredibili sono ora totalmente percorribili soprattutto grazie a lei. Certo altri comandanti ci guideranno oltre i marosi della crisi globale, ma nessuno ne avrà eguale il coraggio o la visione.

Ciao Franca

Text:
Giovanni Gastel Junior - giovannigastel@hotmail.it