L’eleganza sottovoce
Gilberto Calzolari: l’eleganza sottovoce
Text: Valentina Marchioni
Dicono sia sufficiente un quarto di secondo per innamorarsi. A me è bastato forse anche meno per invaghirmi dello stile e della sofisticata italianità fatta di dettagli raffinati e glamour di Gilberto Calzolari.
Con la sua ultima collezione dal titolo 2046, la terza in ordine di tempo, Calzolari sussurra parole d’amore e propone colorate silhouette meravigliosamente sospese in atmosferefumose e surreali d’ispirazione Kar-wayana in cui passato, presente e futuro si mescolano e danno vita ad un stile dai toni eccentrici ma garbati, eredità di un certo modo di pensare il Made in Italy cheaffonda le proprie radici nell’eleganza e nella sobrietà nordica dei salotti milanesi che poco ha in comune con alcuni eccessi della moda italiana d’esportazione contemporanea.
Lo stile di Gilberto Calzolari “non vuole essere urlato” racconta lo stilista “il miodesiderio è fare delle collezioni che -come dice la Signora(Miuccia Prada, N.d.R.)- possano scendere per strada” e che nella propria eccentrica unicità e contemporaneità, possano entrare a far parte della vita di una donna. I capi di Calzolari sono come pedine che si muovono con stile e discrezione nello scacchiere della quotidianità femminile esaltando la persona e la sua energia vitale. Gilberto Calzolari è un uomo discreto che parla sottovoce, ma non per non farsi sentire (anzi) quanto piuttosto per non assordare. Così è il suo lavoro. Attenzione al dettaglio, continua ricerca del “nuovo” che non superi la linea dell’eccesso o dello scontato, una ferma volontà di sperimentare con accostamenti cromatici volutamente a little bit wrongprivi però di inutili eccessi e provocazioni che alimentano anarchie stilistiche. Sono queste le caratteristiche che ne contraddistinguono lo stile. Finezze visibili solo agli occhi più attenti. “Mi piace pensare che le persone che si interessano di moda, che conoscono la moda leggano la mia collezione come fosse uno spartito musicale, in cui tutto ha una lettura di dettagli di elementi. [Le collezioni] sono come note musicali che messe alla rinfusa sono caos ma messe in sequenza composta formano armonie infinite.” La moda di Calzolari nasce da un pensiero intimo, frutto di un amore sincero e di una profonda competenza nell’utilizzo degli strumenti del mestiere dello stilista. La moda è una cosa seria e la passione da sola non basta.
Geni e dedizione
Gilberto ha lo stile nel DNA: come dire, gli scorre nel sangue. Il padre per anni è stato buyer di Galtrucco (prestigiosa casa di tessuti milanesi) mentre da parte di mamma, nel suo albero genealogico si ritrovano sarte del lodigiano. Gilberto, insieme al papà, assiste fin da piccolo alle sfilate di Milano vende Moda ePitti a Firenze e sarà proprio lui a trasmette al figlio gusto per l’estetica e senso di responsabilità professionale (entrambe attitudini di una certa cultura meneghina). Gilberto è determinato, ha talento ma è anche disposto a imparare: e alloraprofonde grande impegno, si fissa obiettivi chiari e sviluppa una visione lucida e disincantata del mondo.
Si diploma al Santa Marta a Milano, che prima di diventare liceo artistico statale era una scuola di disegno, conosciuta per essere stata la scuola di figurino frequentata (parecchi anni prima) da un giovane Valentino Garavani, che da Voghera andava a studiare disegno a Milano. Si diploma poi all’Accademia di Belle arti a Brera (la stessa di Ennio Capasa e Moschino per intenderci) e diventa scenografo e costumista teatrale.
La Storia dell’arte, così come l’uso della carta e della matita, ha una grande influenza nella sua formazione. Grazie ad una mano felice entra negli “uffici stile“ di prestigiose case di moda come Prada e Armani (in quest’ultimo rimarrà per circa dieci anni). Perché “sia da Prada e Armani è ancora richiesta la prova disegno” racconta.
Il processo creativo: dal disegno al manichino
La parola disegnoritorna spesso durante la nostra intervista. Le sue collezioni partono da un’idea e dall’immediato trasferimento di quell’idea su carta. Per Gilberto Calzolari l’abilità nel disegnare è requisito fondamentale per chiunque approcci questo lavoro. “Trovo sia importantissimo sapere disegnare e credo sia una competenza da salvaguardare” soprattutto oggi che il mondo della moda è preso d’assalto da una pletora d’influencerche si improvvisano fashion designere che a fatica tengono in mano una matita. Nel 1999 neoassunto da Marni sotto la direzione artistica Consuelo Castiglioni frequenta all’istituto Secoli, un corso di modellista industriale donna affinche “ciò che disegno sia tecnicamente corretto, funzioni e rispetti le proporzioni del corpo”. E senza alcun dubbio “la differenza tra collezioni disegnate e collezioni che non lo sono ma che sono state pensate con capi importati o vintage è evidente; col foglio bianco parti da una forma che hai in testa e poi la mano ti porta in un’altra direzione. Le collezioni disegnate sono più belle. Con lo styling si può in un secondo tempo affinare ma il pezzo singolo, il lavoro che un designer inizia a fare è sul disegno. Anche quando lavoravo per le grandi case di moda presentavo plichi di disegni e poi da quelli sceglievano. Da assistente dei maestri del Made in Italy ho imparato che un dettaglio lo puoi sviluppare e fare diventare una tasca, una manica” un elemento distintivo che abbia ragione d’essere e gusto. “Sul disegno puoi lavorare molto di più che nella realtà. La realtà ti limita. Nel mio caso il processo creativo inizia sempre disegnando. Anche le botte di colore nascono su carta”. Il processo creativo è una gestazione in più fasi. Quando dalla potenzialità del disegno si passa ai tessuti, le cose possono ancora cambiare –dettagli si capisce- ma che possono fare la differenza. “Quando faccio una collezione mi lascio una porta aperta. C’è margine per modificare l’estetica dei capi e con lo styling per poterla arricchire o anche attualizzare. Le collezioni hanno bisogno di avere una proiezione verso il futuro e devono essere originali.” Calzolari è un perfezionista e da quando è imprenditore di se stesso segue tutta la filiera produttiva delle sue, per il momento, piccole capsule collection (ventiquattro capi circa venduti only by appointment, per il momento). “La fantasia è ciò che l’uomo usa per costruire. Io però credo che sia necessario conoscere la tecnica per poi poterla anche sbagliare, in maniera virtuosa.“
La donna al centro
La donna è l’universo che anima la visione stilistica di Calzolari. “Le donne oggi non hanno bisogno di travestirsi da uomo come negli anni ’80 per andare alle riunioni e rimarcare le proprie posizione di potere. Le donne possono essere moderne, eleganti e femminili pur mantenendo decoro”.
La donna Calzolari è una signora bon ton contemporanea che sperimenta ma non eccede. Le sue forme, che siano a chitarra come quelle dei dipinti di Picasso e Brack o che sia allungata alla Modigliani vengono messe in risalto nella propria figura prima che nell’abito che indossa.
Sarà per questo che artiste di carattere come Laura Pausini e Kylie Minogue si sono affidate al gusto di Calzolari per due outfit d’eccezione. “Un capo deve essere bello anche appeso e la cliente (sia Kylie che Laura e ogni altra donna,N.d.R.) deve assolutamente ADORARE se stessa in quell’outfit”.
Collezioni, colori e identità
Ecco allora che velluti, tulle ricamati, sete, vernici (le stesse usate per rivestire gli interni delle Porche), neoprene laserato, paiettes, jersey, reti, silhouette dalle linee occidentali con richiami orientali, maniche farfalla sono gli strumenti che Gilberto usa nella scrittura del suo spartito. Il resto è questione di speranza, istinto e identità. “Una cosa che ho sempre detto è: se faccio una mia griffe (e mi corregge quando poi io lo chiamo brand, N.d.R.), vorrei creare attesa a ogni collezione per poi ritrovare ogni volta il mio DNA, le mie proporzioni, il mio tocco naïve, la mia voglia di ricreare dei cortocircuiti estetici e giocare in maniera colta con la moda in chiave contemporanea”.
Ogni collezione Calzolari è caratterizzata da una palette di colori e da un mondo in cui immergersi. La prima collezione FW16/17 My Artic Herat ha portato ventate di ricercata glacialità. Per riprodurre la purezza dell’artico e del mondo incontaminato dell’estremo Nord Gilberto ha giocato con il bianco ottico, il blu royal e poi il crêpe di lana double, la seta mikado, il macramè in lamé e gli jacquard. Eco-pelliccia di kidassian.
La seconda SS18 Exotica è stata scattata nella cava di Carrara dove Michelangelo estraeva il marmo per le sue statue. Una collezione supercolorata ed estiva con stampe e jacquard, colori mango in un ambiente roccioso con una talent che sembra un incrocio tra Stella Tennant e Bjork. Portatrice sana di colore è lei l’eXotica foriera di vita e colore in un mare di pietre.
2046, l’ultima collezione FW 18/19 Gilberto la presenta in un ambiente chiuso, a tratti asfittico, nel rispetto delle ambientazioni della pellicola capolavoro di Wong Kar-Wai. Dissonanze cromatiche -come il caramello con verde laduree, le vernici nere col bianco ottico-, alcune licenze stilistiche -come la zip nel Kimono- e insoliti accostamenti di texture pregiati –ad esempio il tweed col tulle per citarne uno- fanno di quest’ultima collezione tappa necessaria per la consacrazione di uno stilista, della sua identità e visione. Spinto dal desiderio di tutelare il Made in Italy di qualità, Gilberto Calzolari è un esponente di quel prét a porter di lusso che porta l’asticella del day wear ad un livello più alto e ad una ricerca più attenta dei particolari. Con buona coscienza si può definire Calzolari erede di una milanesità modaiola, colta e di buongusto e riconoscergli il pregio di aver saputo entrare con discrezione e originalità in un mercato, quello del fashion, ormai da tempo saturo di grandi marchi di lusso, costellato di fast fashion e governato da ritmi e tempi sempre più sincopati.
“Il complimento più bello che tu abbia ricevuto finora?” “Che sto facendo qualcosa che i giovani designer non fanno: collezioni portabili che possano scendere per strada”. Cocò Chanel era solita dire “Le mode cambiano, lo stile rimane per sempre”, ecco, una lezione che Gilberto Calzolari ha saputo fare sua.