Giovanni Gastel: Fashion, Femminilità, Fotografia.
Interview by Mariateresa Cerretelli
Giovanni Gastel, il 12 maggio all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato ha incantato il pubblico con il suo fascino narrativo e le immagini della sua storia di fotografo e artista.
Giovanni Gastel, uno dei fotografi italiani più noti a livello internazionale ha una personalità poliedrica ed è conosciuto come scrittore, poeta, Presidente di AFIP International (Associazione Fotografi Professionisti) e membro permanente del Museo Polaroid di Chicago. Il 26 maggio sarà il giorno dell’inaugurazione della sua prossima mostra L’eterno istante a Palazzo del Broletto a Como ma il 12 maggio all’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato in dialogo con Mariateresa Cerretelli ha letteralmente incantato il pubblico con il racconto della sua fotografia, incentrato su Fashion Femminilità Fotografia. La conversazione fluida, scorrevole e piacevole dall’inizio alla fine ha tenuto gli spettatori inchiodati alle sedie del Salone d’onore di Palazzo Gozzani Treville, sede dell’Accademia, uno dei più prestigiosi esempi di dimora nobiliare settecentesca. Ecco i passaggi più belli della serata.
Ho cominciato a guardare fotografie, devo dire la verità, sfogliando Vogue e Harper’s Bazaar americano, le riviste che interessavano alla mia mamma e allora, incredibilmente e senza saperlo c’era già una battaglia tra fotografi. Irving Penn stava a Vogue e Richard Avedon stava a Bazaar. È stata proprio quella fotografia ad aprirmi gli occhi sulla possibilità di fotografare e di vedere la donna in un certo modo. È vero che questo tipo di fotografia mi ha molto influenzato così come la pittura che vedevo in casa, in particolare la ritrattistica ottocentesca. Più tardi ho avuto la folgorazione della Pop Art dopo aver visto a 16 anni una mostra a Milano alla Rotonda della Besana.
Sono stato allevato, cresciuto e coltivato soprattutto da donne. I grandi rapporti della mia vita sono stati soprattutto con le donne. Balie, mamma, agenti per le quali ho un’enorme venerazione. Nutro un grande affetto per la donna. La figura femminile è centralissima anche in tutto quello che scrivo. Romanzi e poesie. Naturalmente nella fotografia, anche se è un po’ triste da dire, la protagonista è la moda quindi le donne sono scelte, con tutto il rispetto, un po’ come accessori in qualche modo. Fotografo vestiti e tutto quello che sta intorno, Nel lavoro artistico ovviamente è diverso perché la donna diventa protagonista assoluta della fotografia. Ho un grande rispetto per le donne. Mi dicono in tanti: come mai nei tuoi still-life sei così ironico e con le persone non riesci a esserlo? No, le persone non riesco a prenderle in giro soprattutto se si tratta di donne.
Ho mantenuto il mio stile perché ognuno, secondo me, deve parlare del mondo che conosce. È quello che fa la differenza tra un autore e l’altro. È bene che parli del mio mondo in cui c’è ancora una grande eleganza e una certa dignità. Inseguo il mio mondo elegante quasi con un senso morale. Nelle mostre, quando ripercorro gli anni passati osservo dal mio punto di vista se sono o non sono un autore. La fotografia evolve nel modo in cui vedi il mondo. Nel mio universo fotografico mi sembra di vedere una certa continuità.
La mia moda è iniziata negli anni ‘80. Le Polaroid esprimono una loro poesia proprio data dal fatto che non danno nessuna possibilità d’intervento. È una foto unica, non è ripetibile, ha una sua unicità meravigliosa, non può esser manipolata con Photoshop. È fotografia pura. Ma è interessante vedere l’evolversi dei mezzi. Ho anche sposato la fotografia elettronica. Io mi interesso a tutto e sono stato molto fortunato perché ho vissuto le due fotografie, quella analogica in pieno sempre e quella digitale la sto vivendo. Penso che i mezzi tecnici contengano un’estetica. Mi sono detto: cerchiamo un’estetica nuova all’interno delle mie opere e vediamo cosa può aggiungere il digitale. Quando fotografo io sono felice e penso che si veda. È la mia vita. Non vedo più nemmeno la divisione tra la mia vita e il mio lavoro. È diventata una cosa unica.
Cerco sempre e cerco anche mentre fotografo. Continuo a guardare ma non penso mai alle foto che devo fare domani. Sei costretto a realizzare foto sempre migliori. Però domani farò la foto della mia vita.
Una volta Germano Celant, durante una mostra alla fine degli anni ’90 alla Triennale a Milano mi ha detto una cosa molto intelligente. Ma la smetti di dire che sei un fotografo di moda? Sei un fotografo. Punto. Poi fotografa quello che ti pare. È giusto. E, seguendo questa intuizione, ho realizzato il progetto Maschere e Spettri, un lavoro sul dolore e poi Landscapes e ritratti e tanti progetti di fotografia che vivono oltre la moda.
La fotografia è sempre un atto di seduzione, deve esserlo. È l’essenza delle persone e delle cose che ti deve sedurre, persone e cose che devi amare disperatamente in quell’attimo e a tua volta sedurre. E loro, anche lasciandoti per sempre, per sempre ti ameranno da quella nuova dimensione che hai inventato per loro.
Abbiamo avuto queste donne vittoriose, grandissime modelle degli anni ’90 e poi questa tracimazione dei paesi dell’Est in cui però onestamente di grandi personalità ce ne sono poche. Poi siamo inondati da migliaia di modelle che non amano molto questo mestiere, salvo eccezioni naturalmente. E lo si vede nelle riviste dove appaiono malinconiche e vuote. Modelle e tante ragazzine che vedo nei casting a cui non interessa palesemente niente di fotografia mentre invece, per esempio Linda Evangelista stava addirittura davanti e anche dietro la macchina, guardava le Polaroid e diceva: Giovanni l’ho fatta da cani, torno di là perché posso fare molto meglio di così. Linda era formidabile. Intuiva le espressioni che volevo lei facesse e capiva al volo guardando i miei occhi.
Io credo che la creatività sia infinita basta che non si cominci a temere di perderla. E penso che la creatività sia in continua evoluzione influenzata da quello che ti circonda, da ciò che succede e dai cambiamenti in corso nel tuo mondo.