INTERVISTA AD ALEX MAJOLI, NUOVO DIRETTORE DEL SI FEST DI SAVIGNANO SUL RUBICONE di Mariateresa Cerretelli

L’educazione alle immagini delle nuove generazioni è la sua priorità. Puntando su questo obiettivo e con l’intento di mettere ordine in questo marasma di immagini che inonda il pianeta, Alex Majoli, ravennate di origine e newyorkese di adozione, membro dell’agenzia Magnum Photos dal 2001, fotografo di spicco e fondatore nel 2008 di CESURA un collettivo forte e autonomo nel panorama della fotografia internazionale, annuncia la svolta del SI FEST sotto la sua Direzione artistica. Già il titolo Asinelli solitari, ripreso da una citazione da Il caos di Pier Paolo Pasolini e scelto per questa 31esima edizione di uno dei più longevi Festival che ha luogo in Romagna, a partire dal 9 settembre, è un segno rivelatore. Ogni mostra sarà esposta tra le scuole medie ed elementari di Savignano e sarà associata a una materia diversa in un percorso nuovo e sperimentale. Da Carla Cerati a Gianni Berengo Gardin, da Stephen Gill a Erik Kessels o Duane Michals, da Lee Miller a Gunner Stahl, da Kanta Nomura a Ivar Gravlejs, da Michele Sibiloni a Ilaria Sagaria, un ricchissimo palinsesto di autori sfila nei diversi Istituti scolastici della città. E per mantenere la tradizione si aggiungono mostre selezionate da concorsi e mostre d’archivio, con un ricco corollario di Letture portfolio e performance artistiche originali. Alla kermesse innovativa si aggiunge anche la novità del catalogo per la prima volta concepito come un album/diario scolastico (www.sifest.it). 

Ma cosa pensa dei Festival Alex Majoli e come ha impostato questa nuova edizione del SI FEST?

È la tua prima direzione artistica di un Festival della fotografia che vanta 30 anni di storia. Quale ruolo e quale responsabilità ha per te il Festival nel panorama culturale?

“Se devo essere sincero quando mi è stato proposto questo incarico ho semplicemente risposto, io li chiuderei quasi tutti i festival di fotografia”, un po’ scherzando un po’ seriamente penso comunque che negli anni molte manifestazioni di questo tipo si sono trasformate spesso in luoghi di business e molte volte solo in incontri amicali. Non è facile reinventare questo o altri festival, sicuramente è sempre valida l’opzione di uscire dal guscio protettivo del “facciamo cultura” e creare nuovi esperimenti anche se fossero fallimentari”.

La nomina ti ha sorpreso?

“Mah, non saprei dire, razionalmente potrebbe far parte di un percorso naturale di qualsiasi artista a cui piace sperimentare o si impegna oltre al proprio lavoro personale.  Sicuramente credo che il mio ruolo nella creazione di CESURA o nella formazione di giovani fotografi sta già nelle corde di una richiesta di questo genere”.

Quali sono le tematiche oggi della fotografia che assumono un significato profondo e lanciano un messaggio alla società in cui viviamo?  

“Dobbiamo metterci d’accordo cosa significhi significato profondo. Io credo che non ci siano messaggi da lanciare nell’arte, credo che i ricettori, cioè noi persone, decidiamo qual è il messaggio di quello che stiamo guardando. Secondo questo ragionamento tutto vale e tutto può incidere in noi, un sentimento, una lotta, un pensiero, l’interpretazione di un avvenimento, tutto fa parte dell’agorà, l’importante è sempre che non ci sia censura”.

Con la tua direzione si parla di un nuovo corso e la fotografia riparte dai luoghi della formazione per crescere e ‘dilagare’ a Savignano, città della fotografia? Mi spieghi in dettaglio come hai concepito il tuo progetto artistico?

“Parte semplicemente dal budget. Ho pensato che è inutile spendere soldi (pochi comunque) per fotografi o addetti ai lavori che già sono stati ad Arles (36 volte il budget di Savignano) o hanno già un’idea generica di cosa si andrebbe a mostrare tramite il web o i libri. Mi sono detto che forse sia meglio investirli sui ragazzi, fare un festival di fotografie per loro, dare strumenti diversi ai docenti, se poi gli addetti ai lavori volessero venire come è avvenuto negli ultimi 30 anni meglio ancora, sarà sicuramente una nuova esperienza anche per loro”.

Il SI FEST scoprirà nuovi spazi e modalità di fruizione, per far conoscere anche alle generazioni più giovani la straordinaria ricchezza della fotografia. Quale sarà oltre il coinvolgimento espositivo nelle elementari e nelle medie, il ruolo attivo degli studenti?  

“Ho chiesto ad Alessandra Dragoni (fotografa e curatrice NdR) di creare un “esercizio fotografico” assieme ai ragazzi di Savignano, lo scoprirete nei manifesti della città, non posso dire altro”.

Come si declina la scelta del titolo: Asinelli solitari nel programma che hai concepito?

“Come molti dei miei titoli, aprendo il libro che stavo leggendo a caso estraendo la parola o le parole che di pancia mi possono ricondurre a quello che sto cercando. Il libro si chiamava Il caos di Pier Paolo Pasolini. Perché “asinelli solitari”? Beh, come nella risposta 3 lascio a voi trovare il vostro messaggio”.

Riportati fra banchi e lavagne, anche i visitatori del festival sono invitati a ragionare con gli schemi mentali degli studenti. Scienze, matematica, storia… ogni mostra è associata a una materia diversa, in un percorso espositivo sperimentale. Diverse generazioni a confronto su nuovi parametri?

“Spero proprio di sì, i ragazzi che ho incontrato alla presentazione del programma mi sono sembrati MOOOOOLLLTO più svegli degli adulti, meglio che torniamo a studiare un po’ tutti, io per primo”.

Con che criterio hai selezionato i progetti nazionali e internazionali fotografici in questa tua prima avventura come direttore artistico?

“Sinceramente non ho un’idea precisa, sono partito dalla divisione delle materie e ho iniziato a giocare associando nomi di fotografi o cose che ho visto tanti anni fa, che mi colpirono, o cose molto contemporanee che sono appena uscite, un caos appunto”.

Creative Director:
Alex Majoli
Location:
Savignano sul Rubicone
Special thanks to:
SI FEST
Interview by:
Mariateresa Cerretelli