MAHMOUD SALEH MOHAMMADI
MAHMOUD SALEH MOHAMMADI
TEMPO E TEMPIO
Mostra a cura di Francesca Alfano Miglietti
Tappeti. Persiani. Di colori, forme diverse, avvolti, attorno alle colonne dello Spazio Marras, di via Cola di Rienzo a Milano. Tappeti ritagliati e appesi alle pareti come quadri, oppure sospesi dall’alto, in dialogo tra loro. Mahmoud Saleh Mohammadi è un uomo elegante, dallo sguardo profondo. Al dito un anello con turchese, spezzato, una lunga barba scura, i lunghi capelli raccolti, ne rivelano le origini. E’ nato a Teheran, dove ha formato la sua peculiare sensibilità d’artista e dove ha appreso l’antica tecnica persiana del tappeto, ma in questo contesto li priva del loro essere mero decoro.
Mahmoud sa leggerli, ascoltarli: disegni, geometrie, nodi, disposizioni di colori costituiscono un peculiare alfabeto, costruiscono un discorso, una storia. Ne sceglie solo parti, ritagli, li solleva alle pareti, come ricordi. Momenti interrotti. Qualcuno ha i bordi scuciti, in altri si intravede la trama nuda, la luce li attraversa, si aprono all’esterno, al diverso. Bisogna guardarvi dietro. I supporti sono parti in legno di edifici, scarti di finestre, di imposte, di porte, la base rotonda di un tavolo importante. Materiale di recupero che Mahmoud trova a Milano, dove ha finito i suoi studi d’arte e ha scelto di vivere e lavorare. A Milano ha aperto lo Spazio Nour, in viale Bligny, dove ospita mostre e performance. In un video, delicati strumenti persiani accompagnano una lettura poetica mentre Mahmoud ne segna il ritmo su un tamburo bianco. In un altro, sua sorella a Teheran lo vede girare per le strade mentre raccoglie quanto gettato, rotto, rifiutato dalla città. Si preoccupa, gli chiede se qui, in occidente, lui , sta bene. Mahmoud sorride, non chiude il discorso. Le fratture nei legni, gli strappi nei tappeti, restano tali, forse evidenziati da colori o da polveri dorate. Impressionato dal Kintsugi, la tecnica giapponese di unire le parti spezzate di un oggetto con resina mista a un metallo prezioso, Mahmoud sancisce l’ insieme con tratti di foglia d’oro. Un raggio prezioso sigilla i due momenti, il vicino e il lontano, l’oriente e l’occidente, il prima e il dopo, il tempo e il tempio: un gesto di sintesi da due mondi così distanti da rendere inestimabile la loro differenza.
Text: Miriam Cipriani