Between Worlds

Polixeni Papapetrou

Interview by Mariateresa Cerretelli

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Polixeni Papapetrou è un’artista australiana che nel suo lavoro esplora il rapporto tra storia, cultura contemporanea e identità. A Photolux, il Festival Internazionale di Fotografia di Lucca 2017, ha presentato Between Worlds, a cura di Alessandra Frosini, e con le sue immagini ha offerto agli spettatori il sogno come realtà e l’invisibile come visione, riflettendo sul divenire che caratterizzala contaminazione fra mondi diversi, fra realtà diverse, facendole coesistere. Le sue fotografie rappresentano personaggi ibridi dalle fattezze umane ma con la testa di animale, ambientati in scenari allegorici e immaginari e sono state esposte in più di 50 mostre personali e 100 collettive in tutto il mondo, dall’Australia all’Europa. Tra le nuove tappe espositive dei suoi numerosi lavori, Melbourne con Fairy Tales Transformed, Ian Potter Museum of Art e il New Jersey con Mirror Mirror, Paul Robeson Galleries, Rutgers University.

Verità e immaginazione, sogno e realtà. I mondi contrastanti e diversi sono una costante nei tuoi progetti fin dall’inizio della tua attività artistica?

Cavalcare mondi differenti è una condizione che ho già vissuto durante la mia infanzia. Crescendo in Australia come figlia di immigrati greci, vivevo in due mondi, uno, quello greco e l’altro, quello australiano,due mondi molto diversi, ognuno con il proprio linguaggio e con il proprio ordine simbolico che coesistevano e nel quali dovevo barcamenarmi. Ogni mondo si costruiva un’esperienza immaginaria dell’altro perché gli scambi e le relazioni tra i due erano limitati. E così, quando ho cominciato a fare arte, ho pensato che io ero già in grado di conciliare sogno e realtà. Quando ho cominciato a studiare i lavori dei fotografi del diciannovesimo secolo come Julia Margaret Cameron, Lewis Carroll e Oscar Rejlander, sono rimasta colpita dalle loro immagini che assomigliavano a scene teatrali sospese nell’incredulità. Usavano il modello dei tableaux vivant per scattare fotografie dove l’immaginario e il sogno alimentati da scenografie, costumi e recite, come a teatro, creavano l’illusione della realtà. Condividevo queste idee creative e ho cominciato a usare questi oggetti di scena nel mio lavoro per costruire un’atmosfera analoga.

La tua arte simbolica, le tue rappresentazioni metafisiche e l’ibridismo, come tu dichiari, guidano gli occhi del pubblico verso un processo di identità e di relazione di fronte all’ambiguità e al mistero dell’esistenza. Con la tua arte cerchi di enfatizzare il problema della nostra epoca contemporanea o pensi che mistero e ambiguità siano un problema dell’uomo da sempre?

Ti ringrazio perchè riconosci nel processo metafisico un fondamento logico grazie all’ibridismo e al simbolismo del mio lavoro. Credo che, anche quando il mio lavoro iniziava da un semplice spunto, poi si trasformava sempre in una dimensione di esperienza che è la quintessenza unica di ogni individuo. Qualunque cosa una persona pensi, senta o percepisca, definisce la persona stessa in un modo misterioso, perché l’esperienza individuale è unica e inaccessibile ad altri. Così ho inventato personaggi che in qualche modo riconciliano queste due contraddizioni esistenziali come il Custode dei sogni o gli animali parlanti in Between Worlds. Sono personaggi che incorporano I due principi ma sono anche fermamente bloccati nella loro identità, con un’integrità tale che è quasi una prigione. Già nel sedicesimo secolo si discettava sull’individuo, rifacendosi al pensiero e ai lavori dei filosofi greci concepiti migliaia di anni prima. Identità, ambiguità ed esistenza sono correlate. L’invenzione dei social media come Facebook o Instagram permettono alle persone di reinventarsi e costruire identità e personalità per ottenere il massimo di likes ma, anche prima dell’avvento di Internet avevamo molte difficoltà nel definire noi stessi al di fuori delle convenzioni sociali. Mi piace pensare che un passo più esistenziale può essere sostenuto dall’arte per salvare ciò che è corretto dell’ identità creativa.

Spazi sospesi, solitudine, background nella natura e atmosfere teatrali. Le tue allegorie creano una specie di mondo in bilico tra serenità ed irrequietezza. Nelle tue intenzioni d’artista c’è anche l’idea di risvegliare la consapevolezza del pubblico, come una sorta di missione artistica?

In Inglese la parola conscience definisce la consapevolezza mentre consciousnesssignifica coscienza ed è una consapevolezza più poetica che io appoggio pienamente e riconosco come una missione dell’arte. Le mie fotografie parlano di dualità come grottesco e sublime, realtà e fantasia, individuale e archetipo, vita reale e mitologia, movimento e immobilità. Sono tutti poli opposti di una narrativa artistica.

Photographer:
Polixeni Papapetrou
Location:
Lucca, Photolux, Festival Internazionale di Fotografia 2017
Special thanks to:
A cura di Alessandra Frosini
Interview by:
Mariateresa Cerretelli