Part/2 La violenza del candore in un morbido punk: Efisio Marras

Efisio Marras / 02 PDF

Chiacchiere

L’intervista a Efisio Marras è una lunga e piacevole conversazione che passa da un’epoca all’altra, da un familiare a uno scrittore scomparso. Un itinerario punkeggiante, elegante e colto che si snoda in un’ora e mezzo di chiacchiere contro l’immobilismo e la mediocrità dei costumi. Spiritoso, giovanissimo, l’inglese sotto la lingua e chilometri sotto le suole, Efisio sta nel salotto dello show-room di Milano in zona Tortona attorniato dalle creazioni del padre Antonio, con quadri e specchi che rimandano i nostri volti in un gioco visivo non deformante. Vestiti sontuosi ed elaborati e cornici e libri circondano il nostro salotto post-moderno così come in una *wunderkammer settecentesca ma realizzata in un’epoca in cui sfilare non è solo un gioco per adulti e la moda è un mondo folle come gli amori di un pianeta immaginato.

Padre, figlio e spirito sardo – Alghero

Alghero è terra di promesse già in parte realizzate, è l’infinità di magi che hanno portato e portano in dono la loro arte per aiutare la moda vista dai Marras. È il luogo in cui nascono le idee, che poi vengono rese materia e commercializzate nel centro operativo di Milano: anche Carol Rama è passata dalla Sardegna per collaborare con Antonio.(https://it.wikipedia.org/wiki/Carol_Rama)

Parlando del ventitreenne stilista, furono alcune balene di pezza lunghe due metri e distese nel salotto, a dare a Efisio l’impressione che avere a casa due genitori che ti vorrebbero altrove, in viaggio, non fosse così male. E il viaggio per Efisio è guardare l’aurora boreale dei regni del nord per sette giorni sdraiato sul ghiaccio con un amico; è spingersi verso il Giappone, usando le slitte con i cani o il treno di Sissi della Transiberiana, viaggio non ancora intrapreso. Andare dall’inevitabile punk inglese dei ‘70 agli esistenzialisti parigini, da Kerouac con i suoi poeti battuti al Calvino degli “amori difficili”. Il viaggio primario è quello del pensarsi altrove, prima di salpare con il corpo. Quello del nostro incontro è un percorso che devo registrare con il telefono e poi sbobinare alla vecchia maniera, perché è lungo e ricco e non ci sono tappe da saltare. Partiamo con un caffè in mano e poca voglia di uscire a fumare: lo faremo un paio di volte, ma solo quando assolutamente inevitabile. Dicembre è un mese cattivo, con tutti. Con mio padre all’inizio c’era un rapporto contrastato, di completa opposizione. Lui però era fiero di questo e incoraggiava persino la mia posizione avversa. Credo che per lui e per mia madre – difficile pensare a loro separatamente! – l’importante fosse che io avessi carattere: non la direzione o il colore dei miei pensieri. Meglio contro che neutrale; anche l’identità poteva essere punk ma non doveva essere nulla o svilita da perdigiorno. Erano entusiasti del mio vivere libero. Io ero ribelle e desideravo comunque emanciparmi dalla mia famiglia. Fin da bambino volevo essere riconosciuto come Efisio, non come ‘figlio di’, tanto che alle elementari dissi ai maestri che ero figlio di Marras, sì: il produttore di fertilizzanti.”

Lo studio e la strada

Rabbia d’adolescente (classe 1993), al collo una catena gigante, la cresta, la bianca magrezza della carne già tatuata: si presentava così a casa il figlio di Antonio Marras dopo i viaggi. Forse ci rimase male quando i genitori lo accolsero amorevoli anche quando Efisio desiderava la rottura nella provocazione. Ma anche per questa loro attitudine lui li amò subito. Loro incoraggiarono l’educazione del figlio con dischi e libri che spedivano ovunque lui si trovasse e, le famose balene di pezza lo portarono a capire quanto il nucleo in cui viveva fosse straordinario. Anche l’essere punk aveva come unica direzione una fame culturale che vive ancora oggi, dopo gli orecchini e gli *“after” e i mille viaggi con i tanti amici. I libri, le lezioni nelle migliori scuole del mondo con i tutori e i maestri più fuori dalle regole ma anche moltissimo la vita fuori da casa, la strada: sono queste due latitudini a formare il mondo visivo e artistico di Efisio, a scolpirne la personalità. Michelangelo Antonioni e la musica pop internazionale. Viaggiare per alimentare il corpo con le luci boreali, l’orizzonte per accecare il consueto, l’infinito viaggiare per formare una linea di pensiero sempre in evoluzione. Giappone, Francia, New York, la Scandinavia, Milano… poi tutto il mondo converge in Alghero, dove le sue radici ricevono acqua direttamente dagli occhi.

Mio padre è il mio maestro, la mia ispirazione. È con lui che avviene la discussione critica delle mie prime intenzioni artistiche, la censura delle banalità che all’inizio di qualsiasi carriera sono pressoché inevitabili. Questo è Marras, questo è mio padre: ispirazione e direzione e, infinito amore”.

Mia madre è forte come roccia di marmo, è l’intaglio del legno pregiato: è materia e metodo. È intransigente, tranchante, nella vita come nelle scelte, nelle decisioni che prende: dal dove sedersi in un salotto alla selezione delle parole, è riservata e mai plateale… la sua softness è apparente: mia madre è molto sicura di sé. Ha un cuore buono e grande.

Berghain e karaoke

Di sé, Efisio dice che “guarda sempre attentamente quello che le persone hanno addosso, come si muovono, che musica mettono al Berghain di Berlino” – discoteca famosa in tutta Europa in cui Efisio ha vissuto per tre giorni e due notti. Gli piace vedere quello che succede in giro, anche andando al primitivo e pittoresco karaoke in via Paolo Sarpi, Chinatown di Milano.

C’è ancora?”

Sì!”

Poi racconta di un’altra esperienza formativa e assolutamente affascinante: fu secondo assistente di Mario Sorrenti e della sorella Vanina. “Portai un tè a Liz Taylor!”.

“Merio” Sorrenti

Dico a Efisio che anche io sono stato secondo assistente fotografo, per mio zio omonimo e ridiamo…

Mario Sorrenti? Beh, è uno che a 18 anni ha scattato la campagna per Kalvin Klein con Kate Moss nuda – Obsession! – è il più cool dell’universo, sono tutti innamorati di lui, tutti! Mario (pronuncia ‘Merio’, all’americana) è carinissimo, dolce, fantastico! È stato più che affettuoso con me, mi portava a bere la birra in pausa pranzo. È un misto di professionalità e gentilezza anche quando si sta 24 ore sul set. È un uomo bellissimo, se avessi potuto sarei rimasto lì con lui ancora per molto tempo: ogni giorno uno shooting diverso, un set differente, tutti votati al lavoro ma con una umanità travolgente, affascinante, contagiosa”. Sul domani Efisio dice: “più presente che passato e assolutamente proiettato nel futuro.” Poi gli chiedo come si sposta e lui evoca il treno e la sospensione del tempo durante il viaggio. Non usa mai orologi e quasi mai la macchina, che dice essere “inutile al di fuori della Sardegna”.  Però mi racconta – torrenziale e affascinato – della “Valle della Luna” in Sardegna, così capisco la sua citazione precedente di Zabrinsky Point… 

Davanti alla Corsica, a Santa Teresa di Gallura, dove è nata mia nonna, ci sono queste dune con scogli di granito. Si chiama ‘della Luna’, perché quando c’è il plenilunio tutto diventa bianco! Nelle Sette Valli c’è acqua potabile e ci vivono delle persone. Io ci faccio delle tappe tutte le estati.” 

Indaghiamo poi il meccanismo dell’ispirazione, chiacchierando della serie di vestiti creati da lui: I’m Isola Marras, e dell’ultima collezione presentata…

 

Efisio Marras/02

La violenza del candore in un morbido punk

Il tessuto è completamente bianco”, sottolinea, mentre per la sua prima e già iconica sfilata si ispirò al film Leon: la bambina perduta vendicatrice è per Efisio un simbolo di non passività, di reazione alla violenza, è il candore perduto nel male. La forza della donna è compresa in un’estetica tra “Lolita” di Kubrik e il Giappone degli Anime erotici. In questo limbo la sottigliezza di una caviglia si scontra con il nero opaco di un’arma automatica, il vestito da bambina spara contro il bomber largo, la prima adolescenza fronteggia una realtà fatta di anfibi neri… la sua musa Nathalie Portman viene duplicata in passerella dalle indossatrici. Ma a ispirare Efisio ci sono anche il punk hawaiano, le sensuali scolarette degli Hentai e mille altre contaminazioni. Per il suo primo video, girato per un progetto universitario, sceglie di mescolare come in un poker visuale la voce di Anna Magnani al telefono che lascia l’amante (dal film: “La voce umana” di Cocteau) facendo recitare un’amica in un difficilissimo monologo di otto minuti (sei mesi di studio a contatto tra regista e attrice protagonista): Efisio non sceglie mai la strada più facile, a meno che questa non coincida con la sua ispirazione. La sua carriera si snoda dalla Saint Martin di Londra alla fusione del bronzo appresa a Parigi. Poi viene il tempo di Tokyo per lo studio del cinema nipponico: anime e scrittura tecnica cinematografica. Torna a Parigi per finire la scuola e si laurea in fotografia. È nell’anno successivo che fa da secondo assistente a “Merio” Sorrenti. Da quel momento si apre un altro mondo, fantasmagorico e colto, divertente, duro, reale. Terminati sei mesi da lui, mi sono ritrovato a fare la mia prima sfilata! Ho cercato di unire la cultura della strada – la passione per le sneakers, il punk, lo street-style – alle influenze colte degli studi”.

Leggo nel suo incedere narrativo influenze diverse, esperienze che vanno dagli studi all’infinita sete di conoscenza per la vita vissuta, dall’amore viscerale per gli amici vecchi e nuovi alla sua linea di moda che “dev’essere indossata”. Efisio vuole vedere se la gente la mette, è molto interessato a questo: a vederla addosso ai giovani, a capire che piace, che la gente la porterà in giro per il mondo, che sia al Berghain o al karaoke di Chinatown.

Entro duro, forse un po’ istrionico con la domanda del secolo:

Le droghe?”

Un’evasione pericolosa. Io non soffro di dipendenze… sono convinto che serva prendersi un break, ma questo non significa che debba essere per mezzo delle sostanze. Io per esempio vado a parlare con mia nonna ad Alghero, quando ne sento il bisogno. Le droghe che ti portano ‘sotto’ rappresentano una sconfitta dell’umanità.” Riguardo ai vestiti: non li fa museali ma per i negozi di streetwear. Non li fa per i Red Carpet, ma per le serate tra amici e ai tacchi preferisce la comodità di una scarpa da ginnastica. Ma quello che non amo oggi… probabilmente lo adorerò domani!” Poi qualche punto di riferimento.

Le influenze

Cinema?”

Antonioni”

Cultura della moda in generale?”

Vivienne Westwood, un genio punk sottovalutato”

Musica?”

Mi piace molto Rihanna, che fa quello che vuole e si fa strapagare per farlo!”

Arti?”

Adoro le sculture giganti di Richard Serra e ammiro moltissimo Keith Haring”

C’è un periodo storico in cui ti piacerebbe vivere?”

Certamente la rivoluzione punk degli anni ‘70 oppure l’Ottocento degli Esistenzialisti”

I maestri vanno imitati o uccisi?”

La scuola è fondamentale. Quando ero alle elementari mi facevano colorare solo dentro i bordi dei disegni. Ecco: tenevano moltissimo a questo, a stare dentro i confini. Io ho colorato per molti anni solo dentro i limiti ma avrei dannatamente voluto uscirne. Tempo sprecato! Ora sarei un rivoluzionario, se avessi avuto un buon maestro, qualcuno che ti insegni il significato del confine prima e che poi magari ti spinga a oltrepassare lo spazio delineato”.

Suggerisco: “L’importanza di stare ‘dentro’ significa anche ‘conoscere il termine delle cose per poi poterlo superare”.

Vorrei poter tornare a scuola…”

Che rapporto hai con i social? Voglio dire: fruire dell’arte senza conoscerne l’artista è un privilegio ma oggi c’è anche la possibilità di conoscere gli autori”.

Non uso i social per comunicare ma per guardare il mondo, per vedere dove l’occhio fisicamente non può arrivare: il web è una estensione della mia curiosità visiva e culturale. Sui miei amici d’infanzia ti posso dire che sono degli outsiders, forse un po’ nerd ma fighissimi e affettuosi, veri! Sono stato fortunato! Qualche piccola revenge (vendetta)ora che siamo famosi ce la prendiamo, dopo essere stati presi un po’ per il culo da ragazzini!” (Ride)

Gli scrittori preferiti?”

Il mio scrittore preferito è Italo Calvino per “Gli Amori Difficili” ma sono affascinato da altri periodi e da altre influenze: “la Beat Generation” di Kerouac, “la poetica” di J. Keats, “il giovane Holden” di Salinger e in genere i romanzi adolescenziali. Mia madre mi ha fatto conoscere i classici russi: Dostoyevsky, Tolstoy… ma amo anche gli americani contemporanei. Anche qui: mi cibo di tutto”. 

(A questo punto gli prometto di portargli il mio romanzo: “Spade”)

Il viaggio

Cosa porti dentro di te delle città in cui sei vissuto? Parigi, New York, Londra, Tokyo…?”

La voglia di andare da qualche altra parte! Di scoprire ancora qualcosa che non conosco. Viaggiare mi regala questa curiosità, mi viene voglia di andare altrove, di spingermi sempre oltre”.

Lo fai anche nella vita? Intendo l’andare oltre’”…

Sì, sono onnivoro. Consumo la vita cercando altro materiale per il mio cervello: luoghi, persone, accadimenti. Ancora, e ancora…”

Gli chiedo subito: “Dove vorresti andare, ora?”

non ho ancora visto la Russia della Transiberiana in treno, oppure rivedrei i luoghi conosciuti ma con occhi nuovi, come diceva Marcel Proust.”

Ci salutiamo, ed è passata un’ora e mezza. Ci abbracciamo, lui guarda già verso il prossimo minuto, è già altrove. Così gli dico – ma lo dico a tutti e due – “Proust… Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. Efisio sorride. Gli dico, onesto: 

Buon viaggio, amico mio. Che sia entusiasmante.”

Giovanni Gastel Junior

*wunderkammer

(un luogo in cui è esposta una collezione di curiosità e rarità)

*after

(un after è quando prolunghi la serata fino al giorno dopo, esci vai a ballareesci da quella discoteca e vai in un‘altra…)

*nerd

(una persona che manca di abilità sociali o è noiosamente studiosa)

Art Direction:
Photography/Artwork: Daniela Iraci
Special thanks to:
Efisio Marras
Interview by:
Giovanni Gastel Junior