SOCIETA’ DEL PANE QUOTIDIANO by Giovanni Gastel Junior

Intervista realizzata alla Società del Pane Quotidiano durante il lock-down 2020

Premessa

Non potendo vivere l’esperienza di partecipazione alla distribuzione dei viveri per via della pandemia che ci blocca a casa, ho svincolato la fantasia al servizio di questo articolo: le informazioni legate al Pane Quotidiano sono veritiere, mentre ho lievemente romanzato la parte biografica.

Non si mente mai al lettore…

Nessuna domanda, qui a Società del Pane Quotidiano siamo affratellati.
La solidarietà è un sentimento prima che un’azione e il pane è un simbolo oltre che un alimento.

Quando uscivo dal City Square sul nascere degli anni novanta, scorgevo, recuperando la vecchia Golf blu parcheggiata, una fila di persone in attesa sul marciapiede. Stavano tra i viali della prostituzione e i quartieri legati all’Università Bocconi, sistemati uno davanti all’altro in fila ordinata. Forse mi vantavo a quel tempo di essere lontano da quel bisogno, senza capire che spesso il confine tra un essere umano e l’altro non è cosa di quartieri e di meriti, ma di fortuna. Anni dopo quell’epoca di divertimenti discotecari e giovanili, mi ritrovai in un abisso senza punti di riferimento. I soldi che riuscivo a mettere insieme per la droga non bastavano mai e le mie epoche personali venivano scandite da ricoveri in reparti psichiatrici e comunità.

Quando, sistematicamente, scappavo dalle clausure volute dalla famiglia, e quando la fine della corsa della cocaina lasciava sprazzi di disperato bisogno e di fame, allora mi presentavo a Pane Quotidiano e mi mettevo in fila anche io, un uomo davanti e uno dietro. Nelle mattine allucinate che seguivano alle notti insonni, e alle braccia gonfie di fuoripista, scorgevo l’insegna della discoteca che frequentavo da adolescente. Era spenta, e desolante. Il City Square dormiva, come un punkabestia sui marciapiedi fuori dai market. Alzavo gli occhi e vedevo gli studenti ben vestiti recarsi chiassosi in università.  Io li invidiavo a morte. Quindi cercavo di spegnere gli occhi indirizzandoli contro il marciapiede. Le mie mani rosicchiate dalle droghe non erano diverse da quelle dei clochards: le tenevamo in tasca,nascoste dalla luce del sole che decretava: avete bisogno, siete bisognosi.Siate fertili di coraggio e di altruismo.

Non bastava quella coda piena di manchevoli a tagliare la distanza tra uomo e uomo, il mio pensiero era rivolto ancora verso il luccichio delle polveri, e, distrutto dall’ossessione, provavo vergogna per me stesso. Sapevo solo che di fronte ai volontari il cuore mi si scioglieva, perché quel sorriso era un’epifania. Tentato la prima volta di rivelare il mio bisogno di cibo per preservare il denaro che occorreva al mio vizio assurdo, ricordo una ragazza dal viso pieno, una piccola Madonna di bellezza estesa, che sorridendo mi disse: Non importa PERCHÉ tu sia qui. È importante CHE tu sia qui!”.

Avvicinandomi di volta in volta a Pane Quotidiano, riconobbi una sala poco distante dal sito dell’istituzione, che anni prima era stata luogo di una festa. Come poteva essere, quella, la stessa città dove avevo abitato con agio solo qualche mese prima? I luoghi del divertimento si erano tramutati nelle aree di una necessità irrivelabile. Quel cibo che ci veniva offerto senza chiedere nulla, diventava per me una piccola cappella votiva. E poi un confessionale, e poi un altare, e ancora una messa, e infine una chiesa. La trasformazione di quel luogo avveniva per via delle persone che dedicavano il proprio tempo, che fosse prima del lavoro o al posto di esso; ciò che contava era il loro sorriso. Il quotidiano cela il mistero della vita semplificato dai gesti che ne compongono il menu. In Manzoni Fra’ Cristoforo, colpevole di omicidio, prende dal fratello dell’ucciso un pane: lo rifiuta all’inizio per via del voto di povertà, ma poi accetta di mangiarlo durante il percorso che lo porterà alla redenzione. Sarà proprio quella farina cucinata a diventare il simbolo della fratellanza e del perdono ricevuto, l’atto più misericordioso che esista tra gli uomini.

La Società del Pane Quotidiano fornisce cibo e conforto alle persone che ne abbisognano ed è aperta tutti i giorni dell’anno (ad esclusione della domenica e delle principali festività). A causa dell’emergenza COVID19 è la prima volta che si è trovata nella condizione di non poter offrire il proprio servizio nella sua forma tradizionale. Jean Pierre, principale responsabile della gestione del servizio, ci racconta che Pane Quotidiano è un’associazione laica apolitica nata 122 anni fa a Milano, che distribuisce cibo a chiunque si presenti, tra le sedi di viale Toscana 28 e di viale Monza 335, secondo il motto con il quale è stato fondato: FRATELLO, NESSUNO QUI TI DOMANDERA’: CHI SEI, NE’: PERCHE’ HAI BISOGNO, NE’: QUALI SONO LE TUE OPINIONI.”

I due centri offrono cibo e servizi a un numero elevatissimo di fruitori: tra 2500 e 3000 persone che si presentano ai cancelli ogni giorno, formando una lunga fila ordinata a partire dalle 7 alle 11,00 del mattino. Questa istituzione benefica è riconosciuta come una tradizione storica dell’impegno milanese nei confronti dei più bisognosi. L’attività della Società del Pane Quotidiano si basa sul principio del riciclo di alimenti invenduti e prossimi alla data di scadenza che vengono recuperati in continuazione. In sostanza si dà una seconda vita ad alimenti che verrebbero smaltiti e che possono essere utili per chi non ne ha a sufficienza. I volontari che si impegnano quotidianamente in questo progetto sono circa 50 persone. La fornitura quotidiana di cibo per ciascuna persona (cioè il cibo da preparare), copre un fabbisogno quasi totale per uno o due giorni, anche per più persone.

La forza del gesto manuale piace molto: le mani danno cibo alla gente che cerca un contatto fisico e anche spirituale. Tra le persone e i volontari si crea un legame. C’è una tale solitudine in certe fasce di persone! Hanno bisogno di consigli, a volte chiedono anche solo indicazioni su come preparare certi alimenti. Fanno tenerezza”. Ognuno fa il volontario per una ragione diversa e tale compito è di grande aiuto anche ai volontari stessi; se non vieni qui per un po’ poi il servizio ti manca”. Negli ultimi 2 mesi di chiusura al pubblico, a causa della pandemia, supportiamo con la fornitura di cibo la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile, oltre ad avvalerci di una struttura di distribuzione che si incarica di consegnare al domicilio forniture di prodotti a coloro che ne fanno richiesta. 

Cosa possiamo fare per dare una mano? Per aiutare? Una cosa semplice e di grande sostegno è donare il 5×1000. Oppure venire qui a fare del volontariato come fanno alcuni ragazzi, sospesi per un periodo dalla scuola. Vengono tutti i giorni presentandosi ai cancelli. È una sinergia creata con le scuole superiori: gli studenti si fermano per tutta la durata del provvedimento disciplinare, spesso accompagnati da un’assistente sociale che li indirizza qui da noi. Ci mettono l’anima, si divertono e hanno l’opportunità di essere di appoggio. Ci sono anche i Bocconiani – quelli “puniti” – che vengono qui a collaborare. Il passaparola ci aiuta enormemente. Pane quotidiano è dinamico, divertente. Dopo l’esperienza da noi i giovani devono fare un report, una relazione per i propri istituti. E poi quasi tutti vogliono tornare… In questo momento Pane Quotidiano lavora in maniera ridotta per via della pandemia, ma appena possibile riprenderà il solito importante lavoro.

E Tu? Mi domanda Jean Pierre.

Verrai a darci una mano?

Certamente, dico senza pensarci troppo perché ci avevo già pensato, mentre parlava lui.
I tempi sono cambiati, la mia vita è cambiata.
Quella lunga fila ordinata fatta di destini diversi che si incrociano davanti ai sacchetti con dentro il pane non sembra diversa da quella coda negli anni novanta. Gli occhi miei che la spiano sono uguali ad allora, ma è cambiato lo sguardo e l’inclinazione: non guardo più il marciapiede, ma il sorriso di chi ho di fronte. Il bisogno di cibo e di sorrisi, quello, non cambia mai. 

Testo di Giovanni Gastel Junior

PANE QUOTIDIANO . A fianco di chi ha bisogno – C.F. 80144330158segreteria@panequotidiano.eu

Link di collegamento con lo shooting moda realizzato alla Società del Pane Quotidiano

https://www.popdam.org/issue-13/senza-titolo/


Photography & Videography:
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Press Office:
Segreteria@panequotidiano.eu
Story:
And interview by Giovanni Gastel Junior